Print this page

Il Libro Sull’ara

Maestro Venerabile, Carissimi Fratelli, ho voluto tracciare questa breve Tavola per approfondire un argomento che, fin dalla mia primissima partecipazione ai lavori di Loggia mi colpì, inizialmente come una contraddizione ai rinomati e dichiarati principi laici della nostra Istituzione, e che successivamente, si è rivelato, al contrario di quanto “profanamente” pensassi, uno spunto per riflessioni ed approfondimenti assolutamente Massonici: Il Libro sull’Ara.

Maestro Venerabile, Carissimi Fratelli, ho voluto tracciare questa breve Tavola per approfondire un argomento che, fin dalla mia primissima partecipazione ai lavori di Loggia mi colpì, inizialmente come una contraddizione ai rinomati e dichiarati principi laici della nostra Istituzione, e che successivamente, si è rivelato, al contrario di quanto “profanamente” pensassi, uno spunto per riflessioni ed approfondimenti assolutamente Massonici: Il Libro sull’Ara.
Di fronte alla Cattedra del Maestro Venerabile si trova un’Ara triangolare sulla quale viene posizionato un Libro sormontato da una Squadra ed un Compasso, aperti o chiusi e disposti tra loro in base allo stato ed al grado dei lavori di Loggia.
Questi tre elementi rappresentano le Tre Grandi Luci della Massoneria, nonché uno dei Landmarks dell’Istituzione regolare. Ed è proprio la presenza e la tipologia di questo Libro che andremo ad analizzare un pochino più in dettaglio nei prossimi minuti, anche perché è proprio il Libro che ha dato spesso origine a controversie, oltre ad essere l’origine della mia iniziale ed “iniziatica” confusione: come mai, se durante il rituale di apertura dei lavori in grado di Apprendista, il Maestro Venerabile esorta il Primo ed il Secondo Sorvegliante ad avvisare i Fratelli delle rispettive Colonne che, una volta iniziati gli Architettonici Lavori, non sarà più possibile intrattenersi in questioni di politica e di religione, una delle Tre Grandi Luci, in bella mostra sull’Ara è proprio un libro religioso?

Facciamo un passo indietro per cominciare e vediamo qualche breve cenno storico, tornando al tempo del passaggio dalla Massoneria Operativa, o come mi piace scherzosamente chiamarla “da cantiere” e quella Speculativa, quando, già dalla fine del XVII secolo le riunioni dei Fratelli Muratori, diventando sempre meno tecniche e sempre più sociali e conviviali, cominciarono ad essere spostate dai loggiati a bordo cantiere alle taverne. Questo avveniva principalmente nell’area geografica anglosassone, da dove provengono infatti i primi documenti di codifica dell’Istituzione. Sicuramente gli arredi di Loggia erano ben diversi da quelli ai quali siamo abituati noi oggi, anche perché venivano istallati e rimossi di volta in volta, all’interno di taverne, come la famosa Oca e Graticola (The Goose and Gridiron) a St Paul, Londra, o alla Taverna del Melo a Covent Garden, al Crown o al Rummer and Grapes (La Tazza e l’Uva), vicino a Westminister giusto per citare le quattro più famose che davano il nome alle rispettive Logge Speculative che costituirono il 24 Giugno 1717 la prima Gran Loggia d’Inghilterra. Erano presenti alcuni arredi molto semplici e strumenti muratori basilari, una poltrona ed un tavolino per il Maestro Venerabile ed uno sgabello sul quale si poggiavano tali strumenti e, con l’andar del tempo, anche una Bibbia.
Dalla tradizione Scozzese del manoscritto di Dumfries del 1710 proviene la codifica di altri oggetti tipicamente muratori come Squadra e Compasso strumenti utili alla geometria che “insegna a misurare i cieli materiali”, entità quindi puramente simboliche ed astratte, senza ancora una definita collocazione fisica all’interno del Tempio. La stessa cosa vale per la Bibbia. Ed è proprio questo sgabello sul quale si poggiava la Bibbia con Squadra e Compasso che possiamo considerare con sicurezza il precursore della nostra odierna Ara.
Successivamente alla stesura degli Antichi Doveri e Costituzioni da parte del Pastore Scozzese James Anderson del 1723 ed allo scisma tra Ancients e Moderns che caratterizzò buona parte del XVIII secolo in Gran Bretagna e che aveva per l’appunto come una delle cause scatenanti la vicinanza o meno a temi e terminologie religiose ed ecclesiastiche, non risultano comunque regole ben precise né sull’ubicazione, né sulla disposizione della Bibbia in Loggia. Sarà solo nel 1760 con la pubblicazione di “The Three Distinct Knocks” di Samuel Pritchard che si avrà un primo accenno alla presenza della Bibbia sull’Ara con Squadra e Compasso, nel verso 29 dove si descrive il giuramento effettuato durante l’iniziazione. Le divergenze tra Ancients e Moderns si appianarono a partire già dagli anni sessanta del XVIII secolo e vennero definitivamente annullate nel 1813 con la formazione della Gran Loggia Unita degli Antichi Liberi Muratori d’Inghilterra. A seguito di tutto ciò venne sostituito il termine “Bibbia” con il termine “Libro della Legge Sacra” per accentuare ulteriormente quelli che possiamo considerare i pilastri basilari della tolleranza religiosa, ovverosia la discrezione ed aggiungo, il dovere, di ogni Libero Muratore di intendere ed interpretare il proprio rapporto con la Divinità, rispettando il pensiero dei propri Fratelli. Va tenuto presente, oltretutto, che queste evoluzioni nelle procedure e terminologie relative al Libro della Legge Sacra avvenivano per l’appunto nel contesto anglosassone, dove convivevano, neanche tanto pacificamente, il Cattolicesimo, il Protestantesimo e l’Anglicanesimo. E’ importante notare che, a questo punto della storia dell’Istituzione, pur rimanendo in un contesto culturale di estrazione esclusivamente Cristiana, questa enfasi sulla tolleranza religiosa rappresentata dall’eliminazione da rituali, preghiere e dalle formule di giuramento di termini ed espressioni che potessero urtare la sensibilità dell’uno o dell’altro credo o creare incomprensioni tra Fratelli o Logge risulta estremamente innovativa.
D’altro canto, con la diffusione della Massoneria dalle isole britanniche alla Francia, probabilmente con l’arrivo degli esuli Stuart e dei loro reggimenti scozzesi ed irlandesi dopo le sconfitte di Limerick nel 1689 e di Culloden nel 1746, si svilupparono ulteriormente i principi di laicità dell’Istituzione e del suo rituale e da qui si diffusero nel resto del continente. Anche se, ad onor del vero, la prima Massoneria francese fondava i suoi principi sulla tradizione cattolica scozzese e su quella degli Ancients, si crearono poi logge di spiccata influenza inglese delle quali ci sono pervenute molte più informazioni, perché codificate ed immatricolate a Londra. Sarà proprio nella tradizione francese che si svilupperà l’uso di utilizzare un libro bianco come Libro della Legge Sacra, oppure una copia delle Costituzioni di Anderson, proprio per evidenziare il distacco del Libero Muratore dai dogmi della religione.

Dopo questa breve e sicuramente incompleta dissertazione storica, eccoci quindi arrivati ad affrontare l’argomento sotto un punto di vista simbolico.
E’ indubbio che la Bibbia, il Corano, la Torah o qualunque sia il testo religioso utilizzato durante i lavori come Volume della Legge Sacra, non deve rappresentare per il Massone un legame con la religione quale istituzione ecclesiastica e di conseguenza terrena, temporale e profana, bensì un simbolo di accettazione del rapporto tra l’Essere Supremo, il Grande Architetto dell’Universo e l’uomo. Rappresenta per noi il concetto di elevazione della spiritualità, nel continuo sforzo di sgombrare l’ordine dal caos. Bisogna quindi allontanarsi dalla sua valenza di mero strumento di fede dogmatica. Bisogna però prendere atto del fatto che, come accennato pocanzi, alcune obbedienze disapprovino l’utilizzo di testi di tradizione religiosa, prevedendo che sull’Ara sia presente un libro dalle pagine bianche o compilate con caratteri disposti alla rinfusa. Questa usanza può sicuramente sembrare una massima espressione della separazione tra spiritualità massonica e dogmatismo religioso, anche se d’altra parte, ed a mio avviso, può anche essere interpretata in maniera forse equivoca come un’accettazione di un ateismo o comunque di un materialismo razionalista che si contrappone alla necessità fondamentale del Massone di riconoscere l’Essere Supremo. Per quanto riguarda l’utilizzo delle Costituzioni di Anderson sull’Ara, ritengo che queste rappresentino un elemento amministrativo, se volete, pragmaticamente terreno e non abbiano la necessaria sacralità per essere alloggiate sull’Ara dove tutti gli elementi dovrebbero essere di carattere iniziatico.
Volendo tentare una lettura della disposizione e dell’unione delle Tre Grandi Luci sull’Ara in chiave esclusivamente simbolica (e quindi aperta a molteplici interpretazioni da parte di tutti i Fratelli…!!) potremmo interpretare la Squadra del Massone tagliapietre come una raffigurazione della terra ed il suo Compasso come l’apertura della volta celeste. Ecco quindi Cielo e Terra simbolicamente uniti sull’Ara ed appoggiati sopra al Libro della Legge Sacra che potrebbe invece rappresentare il tramite tra uomo ed Essere Supremo, creatore di Cielo e Terra. Potremmo anche vedere nelle Tre Grandi Luci un’interpretazione della triplicità della natura umana, divisa tra il corpo, legato alla terra ed alla squadra, la mente simboleggiata dal compasso che si apre verso l’arco del cielo e l’anima rappresentata dal Libro che si protende verso il Grande Architetto dell’Universo. Ma le interpretazioni dei simboli, soprattutto di simboli così importanti come le Tre Grandi Luci sono, di fatto, molto ampie e varie e daranno sempre spunto ad ulteriori speculazioni ed approfondimenti da parte dei Fratelli di Loggia, quindi mi limito a questi brevi accenni.

Nelle Logge Massoniche della nostra obbedienza i lavori rituali non possono iniziare se non dopo la deposizione ed apertura sull’Ara del Libro Sacro, la Bibbia, aperta sul prologo del vangelo di Giovanni, affiancata da altri Libri Sacri in caso siano presenti Fratelli appartenenti ad altre tradizioni religiose. Anche se nelle Loggie di Singapore, nel rispetto di tutte le fedi presenti nella Città-Stato, vengono aperti addirittura sette Libri Sacri, rappresentando un caso degno di menzione, anche qui ad Olbia ci difendiamo bene, avendo la fortuna di condividere il Tempio con fratelli musulmani, ebrei e cristiani!
Tornando, però, al discorso del Vangelo, bisogna dire che tra i testi sinottici, quello di Giovanni risulta essere cronologicamente l’ultimo. Giovanni era “il discepolo che Gesù amava”. Giovanni era pescatore, amico di Pietro e probabilmente uno dei primi discepoli di Gesù, un prediletto o un prescelto, testimone sia della trasfigurazione che dell’agonia del Getzemani, secondo la tradizione cristiana. Ricevette da Gesù la sua stessa madre ai piedi della croce. Il suo vangelo risulta differente rispetto agli altri tre, non è ricco di racconti di miracoli, ma descrive l’essere di Gesù in maniera forse più introspettiva, viene definito un “vangelo esoterico” ed è argomento di ricerca da parte di storici, filosofi e filologi, massoni e non.
Potremmo addentrarci nei meandri dell’argomento San Giovanni ora, ma credo che sia l’Evangelista che il suo omonimo Battista meritino molto più spazio ed approfondimento di quello rimastoci a disposizione in questo piccolo lavoro. Sarà sicuramente oggetto di future ricerche.

Vorrei però concludere con una breve interpretazione del primo versetto del prologo da parte del ex Gran Maestro Virgilio Gaito:
“In principio ere il Verbo, inteso come soffio divino, creatore di ogni cosa sensibile, ma anche come energia immanente ed eterna dalla quale tutto proviene ed alla quale tutto ritorna. Secondo l’etimologia latina, verbum, significa essenzialmente parola e questa qualcosa di più del semplice soffio perché si articola in uno o più suoni che la compongono e ne definiscono il concetto nelle diverse lingue, sicchè essa diviene il primigenio e più immediato strumento di comunicazione tra gli uomini.
Ma, se analizzato nelle sue prime tre lettere “ver”, questo vocabolo può anche contenere il significato di primavera, di quella stagione che rappresenta la rinascita della natura dopo il letargo invernale, la progressiva regressione dalle tenebre fino al trionfo della luce alle soglie dell’estate.
Ecco dunque il legame, la profonda affinità tra più vocaboli che richiamano alla mente sempre il concetto della creazione come momento sublime di presenza divina che si manifesta attraverso la luce che tutto rischiara rassicurante mentre presieda alla meravigliosa evoluzione della vita.”
Ecco quindi, nelle parole di Gaito, un chiaro messaggio di rinforzo di quel concetto di tramite tra Cielo e Terra, di strumento di perfezionamento e di elevazione spirituale che il nostro Libro sull’Ara riveste. Il Libro costituisce la base, le fondamenta sulle quali si poggiano le altre due Grandi Luci, l’elemento simbolico che unisce la Terra al Cielo.
Ho detto.

.........
Olbia 26 Gennaio 2014 EV

BIBLIOGRAFIA
Boucher, Jules; La Simbologia Massonica, Atanor, 2010
Cacopardi, Giuseppe; La Bibbia sull’Ara, Hiram, 1993
AA.VV.; Antichi Doveri, Costituzione, Regolamento dell’Ordine, Erasmo, 2006
Naudon, Paul; La Massoneria nel Mondo, Editrice Prealpina, 1983
Pritchard, Samuel; Three Distinct Knocks, 1760
Sibaldi, Igor; Il Codice Segreto del Vangelo, Frassinelli, 2010
Troisi, Luigi; L’Apprendista Libero Muratore, Bastogi, 2008