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Il mio inizio massonico

Carissimi Fratelli,
provo una grande emozione nello scrivere per la mia prima volta una tavola massonica.

Nell’antichità la tavola era un piano di pietra di diverso spessore su cui venivano scolpiti caratteri componenti messaggi, come epigrafi, numeri di strade ecc. In seguito fu sostituita da un’assicella di legno od altro materiale come l’avorio, di forma quadrangolare, che gli antichi Romani spalmavano di cera, per scrivervi mediante uno stilo, usato poi per cancellare lo scritto spalmandovi sopra altra cera.
Per ogni massone, scolpire una Tavola, significa scrivere un messaggio, esporre e trasmettere un’idea, un pensiero, un’opinione su un determinato argomento.
Sino a poco tempo fa, con il grado di Apprendista Muratore, non avevo voce in capitolo e pertanto, con rammarico, nelle sedute di loggia ero costretto al silenzio.
Tra poco passerò Compagno d’arte, anche se non ancora iniziato, che in Loggia è il secondo grado della Gerarchia Massonica, dove avrò la facoltà di parola.
Ho perso un obbligo e ho acquisito un diritto.
Non so se sono poi tanto entusiasta.
Come sempre, si apprezza poi ciò che si perde e la felicità è nel desiderar, più che nell’ottenere.
Sono luoghi comuni ma hanno sempre una loro valenza.
Il mio entusiasmo nel voler intervenire è scemato, in quanto consapevole della mancanza delle capacità retoriche del nostro Fratello Oratore, che con la sua preparazione storica, culturale, filosofica, eclettica su ogni intervento, su qualsiasi argomento, con grande maestria, ci ammalia e, quasi in uno stato di ipnosi, ci trascina con la sua enfasi lungo i sentieri delle sue conoscenze, percorrendo itinerari suggestivi ed indimenticabili.
Non è una delle classiche tavole che normalmente si tengono nelle officine che trattano argomenti dai contenuti storici, esoterici, simbolici, filosofici o sociali.
Non è uno studio di grandi personaggi, di opere d’arte, di associazioni del passato, frutto di faticose ed impegnative ricerche per scoprire ed evidenziare relazioni con la Massoneria nei suoi aspetti storici, esoterici o simbolici.
Cercherò nella mia esposizione di essere molto breve, perché caratterialmente ho molto rispetto delle libertà altrui, e non voglio costringere i Fratelli presenti a sopportare le mie disquisizioni oltre il limite di tollerabilità.
Molte delle cose che dirò le ho già dette a dei fratelli in vari incontri occasionali.
Per quanto riguarda il mio desiderio di entrare nella Istituzione, debbo dire che da diversi anni mi balenava l’idea, ma non sapevo come e chi contattare. Desistevo, perché molto diffusa l’opinione di una Massoneria esclusiva che difficilmente accettava nuovi proseliti.
Avendo conosciuto nella vita profana un Fr e stimandolo molto per la sua onestà di pensiero, avendo saputo della sua appartenenza massonica, fattomi coraggio, gli ho manifestato il desiderio di entrare nella sua grande famiglia.
Il Fr mi ha dato immediatamente il suo assenso riservandosi di parlarne con i Fratelli di Loggia per l’accettazione definitiva, consegnandomi delle pubblicazioni affinché mi rendessi conto della Massoneria, dei suoi scopi e dei suoi principi basilari.
Dopo aver letto le pubblicazioni consegnatemi e inerenti alla Massoneria è aumentato in me smaniosamente il desiderio di farne parte.
Ho detto a me stesso e l’ho ripetuto spesso a molti fratelli che specialmente per i principi del trinomio, Uguaglianza, Fratellanza e Tolleranza, avevo vissuto da Massone senza saperlo d’essere.
Ho presentato la domanda di ammissione e sono entrato in lista d’attesa.
Finalmente sono stato iniziato.
Il primo vero incontro con il mondo massonico è stato quando durante l’iniziazione, dopo i quattro viaggi, è stata fatta la Luce.
Ho visto molti volti, alcuni noti altri no, ma tutti esprimevano gli stessi sentimenti di affetto, accettazione, disponibilità.
Sono diventato così Apprendista Libero Muratore della Loggia.
Ho cominciato a frequentare le sedute di Loggia, ma prima ho letto gli Antichi Doveri, la Costituzione e il Regolamento dell’Ordine, il rituale del primo grado Apprendista Libero Muratore e il rituale di iniziazione al grado di Apprendista.
Ho studiato attentamente gli appartamenti della Casa Massonica soffermandomi sulla composizione del Tempio e della Loggia, sulla disposizione dei Dignitari, della loro nomenclatura e del loro ruolo di Officianti del rito.
Ho ritenuto opportuno approfondire gli studi anzidetti perché ritenevo e ritengo che non è sufficiente frequentare i lavori della officina tanto per avere la presenza sul piè di lista, ma bisogna partecipare, vivere la seduta.
Ma senza la conoscenza della struttura e degli elementi che la compongono non può esserci partecipazione e la presenza in officina è arida e improduttiva.
La mia partecipazione alle tornate di Loggia è stata sempre piena, intensa, vissuta.
Ho sempre seguito con il dovuto rispetto il rituale di apertura e di chiusura dei lavori.
Ho seguito attentamente le tavole dei Fratelli apprezzandone l’impegno e la capacità di studio, di ricerca e la loro bravura espositiva.
Allo stesso modo ho seguito ed apprezzato gli interventi intelligenti delle colonne, quando non hanno taciuto.
Con interesse ho ascoltato le comunicazioni ed i commenti incisivi del Maestro Venerabile.
Sono stato avvinto ed estasiato dalle conclusioni dell’Oratore.
Seguire, ascoltare, apprezzare, deliziarsi queste sono le reazioni a fior di pelle dopo i primi mesi di frequentazione e partecipazione alla vita di Loggia.
Ma in che modo hanno inciso nel mio profondo essere? Come vivo ed interpreto la Massoneria? Quali e quanti interrogativi ho rivolto a me stesso? Quali e quante considerazioni ho elaborato?
Non so se riuscirò a rispondere a questi interrogativi in modo organico e sistematico.Le risposte le ho date e sono tante.
La mia seduta di Loggia non finiva mai a mezzanotte in punto, ma era una seduta aperta: Non Stop.
Avrei dovuto prendere degli appunti, ma è stato meglio per Voi Fratelli non averli annotati, altrimenti questo mio lavoro doveva essere svolto a puntate, perché tante sono state le ridda di pensieri e considerazioni che mi hanno invaso.
Il mio rapporto di conoscenza da uomo libero deve essere scevro da qualsiasi tipo di condizionamento.
Desidero conoscere. La conoscenza è amore. Anche in senso biblico la conoscenza tra un uomo ed una donna era sinonimo di amore fisico.
Uno degli interrogativi più pressanti che mi sono posto, è che cosa mi spinge a partecipare alle sedute di Loggia.
Perché ci riuniamo? Il primo Sorvegliante alla stessa domanda rivoltagli dal Maestro Venerabile risponde: - Per edificare templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al Vizio e lavorare al Bene ed al Progresso dell’Umanità. – Dopo aver compiuto gli atti rituali, il Maestro Venerabile recita: “ E’ tempo di aprire i nostri architettonici lavori”; la risposta del Primo Sorvegliante e la chiamata al lavoro del Maestro Venerabile dovrebbero essere le risposte esaurienti all’interrogativo.
Lo sono? In che modo si scavano le profonde e oscure prigioni al Vizio?
In che modo si lavora per il Bene ed il Progresso dell’Umanità?
Sono solo affermazioni simboliche e rituali?
Esaminando tutte le sedute di Loggia alle quali ho partecipato, dopo il rituale di apertura, che è momento di concentrazione e di raccoglimento spirituale, dopo le comunicazioni e le osservazioni del Maestro Venerabile, viene presentata da qualche Fratello una tavola quasi sempre di alto valore culturale, storico, esoterico e sociale, dopo qualche intervento delle colonne e le conclusioni dell’Oratore, il Maestro Venerabile chiude i lavori. Tutto ciò può fare intendere che gli architettonici lavori sono : la tavola del Fratello, gli interventi delle Colonne, le conclusioni dell’Oratore e che le stesse cose sono altrettante valide per edificare templi alla Virtù, scavare le prigioni al Vizio e lavorare al Progresso ed al Bene dell’umanità.
A me sembra troppo riduttivo che dissertazioni, pur elaborate che siano, possano essere la molla che spinge tutti noi a presenziare ad a partecipare alle sedute di loggia.Io penso che le ragioni che ci spingono sono molto più profonde.
L’aggregazione massonica non è basata soltanto sui momenti culturali che sono di giubilo e di completamento.
Io penso che si va in Loggia perché spinti da sentimenti di amore e di stima verso i Fratelli elettivi, con la consapevolezza di trovare dei Fratelli che, pur nelle diversità naturali di pensiero, hanno delle affinità di base che legano più dei legami di sangue dei consanguinei.
Pertanto io credo che principalmente ciò che ci unisce è il culto della Fratellanza.
E’ non è poca cosa. Amare gli altri come Fratelli è onorare il Grande Architetto dell’Universo e congiuntamente edificare Templi alla Virtù e scavare prigioni al Vizio.
La Fratellanza è l’aggregato principale dell’Istituzione Massonica.
Mi resta solamente, e concludo, da esaminare le altre due componenti del Trinomio:l’Uguaglianza e la Libertà che sono l’una propedeutica dell’altra.
Che significato ha nella Massoneria l’Uguaglianza? La massoneria predica un appiattimento dell’individuo e delle coscienze a soffocamento della personalità, per cui siamo tutti uguali uno all’altro?
Non è certamente così, perchè già i suoi iscritti si dividono in tre gradi di livello: Apprendisti Muratore, Compagni d’Arte e Maestri Muratori e l’Istituzione è costituita da una precisa scala gerarchica: Maestro Venerabile, Primo Sorvegliante, Oratore. E allora ci si domanda che significato ha l’Uguaglianza in una istituzione dove la gerarchia non è per niente assente.
L’Uguaglianza è nelle pari opportunità, nella par condicio, senza distinzione di nessun genere: sociale, religioso, e di ceto.
Ma della Libertà mi propongo di parlarne in seguito quando mi sarà concesso di tenere un altra tavola.
Grazie Fratelli.