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La parola e il silenzio

Nel corso dei millenni, il mondo profano ha elaborato un sistema di comunicazione verbale, sfociato, nella sua forma più complessa, nella dialettica e nella retorica. Ma la parola, che è alla base di esse, si è dimostrata inadeguata ad esprimere appieno tanto i sentimenti, i pensieri, quanto compiutamente i fenomeni del mondo reale.

Le esperienze personali, i sentimenti, le idee, nella loro essenza, sono incomunicabili.
La cultura dialettica, di derivazione essoterica, addestra alla battuta, all’espediente retorico. Ma la battuta, la retorica non perseguono la verità: possono trarre d’impaccio dialetticamente, ma non perseguendo la verità la possono raggirare, ribaltare, falsare.
Le comunicazioni di massa del XXI secolo, i mass media, Pubblicità, Televisione, Internet, ci investono di parole: parole prive di contenuto, sospinte spesso da vena polemica e da banalità. Ed allora le notizie perdono il valore di conoscenza: diventano pettegolezzo, insulto, prevaricazione e diffamazione. Il momento della riflessione viene annullato: l’uditore non ha tempo per formarsi una opinione. Quindi viene pervaso da una deleteria solitudine ove gli schermi digitali e le cuffie elettroniche lo distolgono dall’ascolto e lo sospingono in mondi virtuali, dove perde la propria identità.
Il momento del silenzio, necessario alla riflessione, è perpetuamente violato, straziato dal rumore incessante d’una affabulazione asfissiante. Nel mondo profano, chi tace è ritenuto un incapace, arido, noioso. In esso, la persona silenziosa, che ascolta, non emerge dal gruppo sociale: viene considerata con sospetto, asociale,meschina, introversa. E viene emarginata, esclusa dalla compagnia, dal qualsivoglia consesso sociale, dove l’estroverso prevarica con la sua fisicità e la sua loquela tutto proteso a mettersi in mostra e dar prova di sé.
Gandhi affermava:” Il silenzio apre la via”.
Il silenzio, nell’ascolto, è la base della saggezza. La luce della verità, la consapevolezza dell’essere si acquisiscono col silenzio nell’ascolto.
Il silenzio esteriore deve consentire di percepire la voce interiore, la voce della propria anima, che stabilisce l’equilibrio interiore e determina il rapporto tra la propria coscienza e il mondo esteriore.
Il silenzio insegna, impregna l’animo di consapevolezza; esercita, impone, addestra alla meditazione, predispone all’ascolto degli altri e all’ascolto di se stessi. La veemenza delle emozioni si risolverà nella pacatezza dell’espressione della ragione meditata.
Il silenzio non va inteso come una incapacità di comunicare; ma come il momento della formazione d’una presa di coscienza.
Il silenzio parla.
La Libera Muratoria è consapevole di quanto suesposto, e si proietta sulla verità con un particolare mezzo di ricerca e di indagine: quello del silenzio esoterico.
Nel primo grado della Massoneria, quello di Apprendista, all’Iniziato è concesso il privilegio del silenzio. Sì, il silenzio è inteso come un privilegio, e lo è a tutti gli effetti: è il mezzo privilegiato, che consente di entrare in simbiosi con l’armonia che regna nel Tempio. Attraverso il Silenzio, l’iniziato riesce a varcare la soglia dell’Io profondo ed a perfezionare il proprio comportamento cosciente. Il Silenzio nell’Ascolto, con la sua forza operativa, è la vera forma di espressione del Frammassone ed è l’affermazione della sua presenza ai confratelli. La disciplina del silenzio avvisa, è un sintomo della trasformazione in atto nell’animo dell’Iniziato. Nella Loggia massonica regna, o dovrebbe regnare, armonia di relazioni, realizzata dai sentimenti di tolleranza, di solidarietà e di amore fraterno. In essa, l’Apprendista, immerso nel silenzio e nell’ascolto meditato dei confratelli, germinerà di nuova spiritualità e si integrerà con l’armonia che pervade il Tempio.
L’ascolto fraterno del Silenzio e nel silenzio, permette al Massone di prendere coscienza di nuove realtà, di nuove visioni della realtà. Nel momento dell’ascolto, si realizza il fenomeno-valore dell’accoglienza: l’accoglienza dell’altro nelle sue parole, nelle sue idee. Per un attimo, l’accoglienza di un’altra verità è la chiave che dischiude la porta della saggezza: l’accoglienza, ma non l’accettazione “in toto” dell’altrui verità, è pratica di tolleranza. Il silenzio nell’ascolto permette di accogliere ogni luce emessa dai fratelli maestri e permette di valutare e di respingere le parti oscure, negative, i residui del mondo profano. Ed è dovere degli Apprendisti Liberi Muratori accogliere unicamente la parte luminosa dei fratelli anziani.
Il silenzio massonico, simbolicamente, è rappresentato dalla cazzuola: il muratore operativo la usa per intonacare e incollare gli elementi architettonici, il muratore speculativo la utilizza per stendere sulle miserie umane uno strato di nobiltà morale, che la affranchi dai suoi gioghi. Col silenzio, il Massone leviga la propria coscienza (la pietra grezza), libera i valori spirituali dall’Io profondo, libera la propria energia vitale più intima, inespressa, latente e la trasforma in energia operativa cosciente (pietra levigata). Col silenzio, l’Apprendista consegue anche l’uso della parola iniziatica.
Una parola che non è dialettica, retorica –propria della cultura essoterica ovvero profana-; ma una parola mentale, rispondente a una cultura mentale, a una lingua della coscienza.
Il Massone non fa retorica, astrazione, affabulazione, chiacchiere; ma pratica, rende concreti, attua i principii che persegue nella sua vita: libertà, fratellanza, uguaglianza, solidarietà e tolleranza.
La Loggia massonica non addestra ad una lingua dialettica, una cultura dialettica, che è propria della cultura essoterica.
Il Massone non deve convincere nessuno.
Il silenzio, il raccoglimento, la riservatezza, l’umiltà rifuggono le chiacchiere e la pubblicità.
Il silenzio massonico è la capacità di far tacere il frastuono del mondo profano.
Al Massone, il silenzio parla!